WASTE TO BIOMETHANE

Produrre biometano in Stabilimento valorizzando sottoprodotti e/o scarti di produzione.

Da molti operatori industriali arriva il grido di allarme circa la capacità di smaltire i rifiuti differenziati da parte delle piattaforme italiane di riciclo e smaltimento della componente non riciclabile.

In ottobre in una delle più virtuose regioni italiane l’Emilia Romagna, le imprese dei rifiuti avevano lanciato un appello. Il documento congiunto da tutte le organizzazioni regionali come Confservizi-Utilitalia, Confcooperative, Legacoop, Cna, Confindustria Emilia Romagna e Confartigianato, affermava che, per le regole che paralizzano sia gli impianti sia il mercato, i rifiuti e i materiali da rigenerare non trovano destinazione e si accumulano nei capannoni e nelle linee di trattamento, selezione e riciclo. Gli impianti sono pieni a tappo e presto si dovranno attuare iniziative emergenziali per garantire la continuità della raccolta ma soprattutto per scongiurare la crescita esponenziale delle tariffe di smaltimento.

La mancanza della garanzia di smaltimento e la crescita esponenziale dei costi di smaltimento, sta generando in Italia una corsa delle aziende produttori di rifiuti a installare sistemi di trattamento in loco in grado di abbattere il volume dei rifiuti trasportati all’ esterno degli stabilimenti.

Questo porta ad un cambio di strategia delle aziende che stanno passando da una economia lineare ad una economia intermedia del riciclo dei rifiuti puntando sempre più all’ economia circolare dove si chiuderebbe il ciclo integrale.





In questo quadro di inseriscono alcuni soggetti industriali appartenenti ad alcuni comparti come il food & beverage o il farmaceutico che optano di valorizzare i propri scarti e rifiuti biologici al fine di produrre una energia rinnovabile come il biometano utile per produrre energia in stabilimento o come combustibile per l’ autotrazione dei propri veicoli. Secondo l’Ente Internazionale dell’Energia IEA nel suo Outlook Report for biogas and Biomethane, solo il 4% delle matrici di scarto delle industrie mondiali, sono valorizzate nella produzione di gas naturale. Questo dà l’idea di quanto margine ci sia soprattutto nelle aziende, nell’autoprodurre una quota del proprio fabbisogno energetico e soprattutto rispondere alle esigenze di smaltire all’ esterno il meno volume possibile di rifiuti. Secondo stime di associazioni di categoria, il potenziale in Italia di produzione di biometano da scarti è superiore a 8 miliardi di metri cubi, più di quanto metano fossile importiamo ogni anno dall’ estero da uno dei nostri gasdotti.

Esempi virtuosi di questa tipologia di applicazione sono quanto è in programma nello stabilimento Unilever di Caivano in provincia di Napoli, che produce i famosi cornetti e magnum Algida, dove si è scelto di utilizzare i fanghi da depurazione delle acque e gli scarti della produzione, per arrivare a produrre 500 smc/h di biometano, quanto necessario a produrre circa 2 MW di energia elettrica o per garantire 13 Milioni di Km in un anno ad un TIR alimentato a metano.

Altro esempio virtuoso è quanto è in programma nello stabilimento della Coop Arborea in Sardegna, che produce latte di alta qualità, dove utilizzando i reflui zootecnici delle circa 35.000 mucche delle aziende socie, si è scelto di trasformarli in biometano per autotrazione e fertilizzanti di qualità puntando direttamente ad una economia circolare della produzione.

Newsletter IX 2019

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